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Il promontorio di Capo Stella

ISOLA D’ELBA, UN MARE CHE SA ANCHE DI MONTAGNA

E’ la terza isola più vasta d’Italia, la maggiore tra quelle dell’Arcipelago Toscano, Parco nazionale e Riserva della biosfera dell’Unesco. Parliamo dell’Isola d’Elba, l’isola che “ospitò” – virgolette d’obbligo – Napoleone Bonaparte; un territorio pieno di natura e di storia, di miniere e di borghi marinari, di mare cristallino che… sa pure di montagne. Il profilo dell’isola, che si vede anche dal continente considerata la distanza relativamente breve dalla costa toscana, mostra infatti in pieno il suo corpo tormentato, corrugato, pieno di montagne relativamente modeste ma spesso a picco sul mare. Su tutte, il monte Capanne, poco oltre i mille metri di quota. Poca cosa, forse, ma si parte da quota zero…
Una quota zero particolarmente affascinante, piuttosto selvaggia rispetto a tanta parte delle coste italiane, con un mare che riflette il verde intenso dei versanti ed i profumi della macchia mediterranea che si spandono nell’aria. Un terreno relativamente fertile consente di coltivare di tutto, anche vitigni che producono buoni vini rossi e bianchi ed un discreto passito.
L’Elba è da anni nota e ricercata agli amanti del camminare e recentemente è diventata meta regina del Tuscany Walking Festival, appuntamento sempre più ricercato. Il Parco ed i Comuni stanno sviluppando diverse iniziative per valorizzare le potenzialità di questo territorio. Forse ci vorrebbe qualche segnale e qualche manutenzione in più e non guasterebbero nemmeno alcuni tracciati gpx… Qui vogliamo segnalare l’iniziativa del Comune di Capoliveri, sul versante meridionale dell’isola, che ha dato vita al Lacona Trekking Park attorno all’omonima e bellissima baia, che ospita una delle spiagge più ampie dell’arcipelago.
Il Trekking Park (vedi foto) ospita una decina di itinerari individuati da un tema, che possono essere collegati secondo alcuni colori per lo sviluppo di percorsi di più lunga percorrenza (giallo, rosso, azzurro, verde).
Tra quelli che abbiamo provato segnaliamo quello per giungere al vertice del Capo Stella, partendo dal camping Lacona; e quello che arriva in vetta al Monte Orello, sul versante opposto: un magnifico punto di osservazione sui diversi versanti dell’isola, con magnifici colpi d’occhio anche su Portoferraio. Il primo è più breve, sale con regolarità per una strada sterrata che poi diventa un sentiero relativamente pianeggiante e molto “profumato”, nella macchia mediterranea, fino al raggiungere il punto culminante del capo. Percorrendo poi alcune varianti non segnalate, ma abbastanza logiche, permette di raggiungere piccole baie “riservate”, lontano dalla folla e con l’unico rumore delle onde e del vento.
Il secondo si stacca dalla strada per Capoliveri e sale rapidamente fino ad una strada tagliafuoco che segna anche tutta la montagna, con magnifica visione sulle baie sottostanti. Ci si porta sul versante opposto, in mezzo ad un’ombrosa querceta, che porta poi con un’ultima salita al punto più elevato del Monte Orello, circa a quota 450. La ripida discesa avviene sul versante di Portoferraio, per rientrare poi al punto di partenza lungo la strada principale.
Una volta ritornati a valle, è ovviamente gradito un tuffo nelle acque cristalline. La cucina elbana propone menù di terra e di mare tipici della ricchissima cucina toscana, con alcune varianti originali come ad esempio quelle che arricchiscono il baccalà con i ceci ed i pomodorini locali. Elba Rosso Doc ed Aleatico DOCG rappresentano ideali accompagnamenti.

INFORMAZIONI GENERALI

Capo Stella

• Tempi di percorrenza: 2-3 ore
• Difficoltà: facile
• Stagioni: tutto l’anno
• Valutazione di B2W:
3 piedi


• Informazioni: www.aptelba.it www.infoelba.it www.islepark.it www.comune.capoliveri.li.it
Allegati: Percorso formato gpx

Monte Orello
• Tempi di percorrenza: 4-5 ore
• Difficoltà: facile, facile-medio, percorso che può essere impegnativo sotto il sole cocente…
• Stagioni: dalla primavera all’autunno
• Valutazione di B2W:
3 piedi


• Informazioni: come per Capo Stella
Allegati: Percorso formato gpx

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LUNGO LE CRESTE DELLA BIOSFERA UNESCO “ALPI LEDRENSI E JUDICARIA”

Una grande cavalcata in cresta, attraverso la parte centrale della candidata riserva della biosfera dell’UNESCO “Alpi Ledrensi e Judicaria”, girando attorno al Doss de la Torta: un nome dolce, ma che rappresenta in realtà una montagna aspra, selvaggia, che porta ancora i segni della Grande Guerra. Da una parte le Dolomiti di Brenta, dall’altra parte il lago di Garda, due delle aree più famose e frequentate del Trentino. In mezzo, uno spaccato di natura eccezionale, segnato dalla secolare presenza dell’uomo. E’ questa la cresta che corre tra la Val di Concei ed il Tennese e che dal Doss de la Torta scende verso il Garda lungo le trincee di Cima Tofino, Cima Pichea e la Bocca di Trat.
Luoghi da aquile e vipere, panorami mutevoli, fiori unici. Non per nulla questa territorio è candidato per diventare “Biosfera UNESCO”, cioè un’area modello a livello internazionale per il rapporto che si è instaurato nei secoli tra la Natura e l’Uomo.
Il nostro itinerario parte a nord, dalla Val Marcia dove nasce il torrente Duina. Da Balbido, il bel villaggio del Bleggio con le case dipinte da tanti murales, ci si dirige a sud, per la stretta stradina fino a Livèz (900 m circa), dove il “462” incrocia il sentiero proveniente da Fiavé. Qui il “464” inizia a salire irto nella valle molto selvaggia, tra boschi cedui che lasciano il posto in seguito alle latifoglie. A malga Dablino c’è il bel baito dei cacciatori e da qui il sentiero si fa più alpestre. Si supera un primo valico nei pressi del Doss d’Enziana per risalire la china del Doss de la Torta, magnifico punto di osservazione a 2150 metri. Da qui non si può più sbagliare. Sempre in cresta, sul “420”, su e giù sempre attorno a quota 2150, seguendo il “Garda-Brenta”. Cavalcata magnifica, tra camosci, fiori profumati, scenari mozzafiato su Concei, Tenno, Alto Garda e Ledro. Ed occhio a non scivolare, altrimenti si fanno mille metri in pochi secondi… Cima Tofino, Cima Pichea, Mazza di Pichea, luoghi di guerra, paesaggi di pace …è una viaggio stupendo, a cavallo di due mondi, con l’aria del Garda che accarezza il viandante, sfiorando ciuffi di Saxifraga Tombeanensis, endemismo sopravvissuto persino alle glaciazioni.
E poi giù, a picco, fino al Rifugio “Nino Pernici” alla Bocca di Trat, a quota 1600. Qui ci accoglie Marco de Guelmi di Concei, che gestisce e cura il rifugio con i familiari tutti i giorni da fine aprile a metà ottobre, nel periodo natalizio ed i fine settimana di gennaio e febbraio. L’ottima polenta, come la sanno fare i “ledrensi”, rincuora e rinforza per la discesa, che avviene verso il Garda lungo il ”402” passando per la Capanna Grassi (1055 m) ed arrivando alla frazione di Campi di Riva (680 m).

Informazioni generali

Tempi di percorrenza: 6-8 ore
Difficoltà: medie, percorso abbastanza impegnativo con tratti isolati, occhio al meteo!
Stagioni: dalla tarda primavera all’autunno
Valutazione di B2W:
4 piedi


Web: www.visitacomano.it www.vallediledro.com www.gardatrentino.it www.pernici.com

Allegati: Percorso formato gpx

Val Ambiez 2

I CAMMINATORI, COSTRUTTORI DI PONTI

«Ci saranno sempre dei sassi sul tuo cammino, dipende da te se farne dei muri o dei ponti».
In questo bell’aforisma è riassunto anche lo spirito di “Born to walk – Nati per camminare”.
E lo spirito di tanti camminatori, escursionisti, viandanti, pellegrini. Mettersi in cammino è sempre un po’ come mettersi in gioco. Apre a nuovi scenari, alle sorprese, ad incontri imprevisti. Espone alle intemperie, ai problemi cosiddetti “oggettivi”, al mal di piedi od alla caduta di un sasso…
Spesso dopo ore di cammino, quando si incontrano altre persone, ci si ferma a fare due parole, oppure arrivati in cima ci si rivolge un semplice “Berg Heil”, come dicono gli amici di lingua tedesca. Già, il saluto, quello che nella società contemporanea ormai non esiste quasi più. Tutti sconosciuti, tutti di corsa, tutti indaffarati in cose più importanti. Proprio all’acme della civilizzazione, si è pure al massimo dell’individualismo e dell’egoismo. Ci si dimentica di essere “animali sociali”, che siamo fatti per stare insieme e che nell’altro, soprattutto se “diverso”, sta pure la nostra esistenza, la misura di noi stessi. L’avete mai notato? Se gli incontri sono radi, il saluto ed il confronto sono spesso “calorosi”. Se la via è piena di folla – come attorno a certi parcheggi di famose stazioni di montagna – lo sguardo va da un’altra parte, come nel bel mezzo di una città.
Nella wilderness, o comunque a contatto con gli elementi naturali invece, si ritorna ad essere uomini. Lo stesso Thoreau vedeva nel mondo selvaggio la salvezza del mondo. Siamo naturalmente costruttori di relazioni e dunque, costruttori di ponti, saltatori di muri. Questo era l’invito di Alex Langer, che aveva coniato il motto “più lenti, più lievi, più profondi” in contrapposizione al motto olimpico della velocità che caratterizza la nostra epoca e che la contraddistingue sempre più per elementi di inciviltà ed intolleranza. Chi cammina sa bene che è proprio questa, la velocità del piede al ritmo del cuore, la “modalità” migliore per essere appunto più lenti, ma al tempo stesso più profondi anche dentro se stessi e meno impattanti sull’ecosistema.
Lungo il cammino, come nella vita, s’incontrano molti sassi, di varie dimensioni. Possiamo raccoglierli e scagliarli contro qualcosa o qualcuno… e non è detto che sia sempre un gesto negativo, come ci ricorda ad esempio l’episodio di Davide contro Golìa o l’avvio di qualche moto rivoluzionario…ma, preferibilmente, i sassi è meglio spostarli e farne pietre da costruzione. Trasformando così un possibile strumento di odio in un potente costruttore di amicizia.

Tre Cime tramonto light by William

DOLOMITI LABFEST: TUTTI IN VAL BADIA PER LO SFALCIO

La bellezza dei prati alla base delle pareti dolomitiche è il risultato di tanti fattori, naturali ed antropici. E di un lavoro secolare delle genti di montagna, in particolare attraverso un’attività semplice quanto faticosa: lo sfalcio. Ed è proprio lo sfalcio il tema che la Fondazione Dolomiti UNESCO ha voluto mettere al centro della edizione zero di un nuovo evento, destinato secondo i promotori a diventare un appuntamento importante nella vita delle comunità dolomitiche: il LABFEST. Il 5-6-7 settembre 2014 sarà dunque la Val Badia ad ospitare per la prima volta questo evento: tematico, multidisciplinare, sperimentale e soprattutto coinvolgente. Come scrive il sito ufficiale, “il laboratorio-festival vuole creare occasioni d’incontro, confronto, consapevolezza e collaborazione tra le genti dolomitiche. Vuole stimolare creatività e partecipazione in loco e, insieme, attirare e coinvolgere i turisti. Il laboratorio-festival delle Dolomiti UNESCO è multidisciplinare: l’obiettivo è raccontare il tema dell’anno con linguaggi diversi, approfondendone le varie sfaccettature”.
Tema dell’edizione zero, abbiamo detto, sarà lo sfalcio. Un argomento concreto, legato alla terra, attraverso il quale sarà possibile discutere – tra l’altro – di tutela del paesaggio, turismo, agricoltura e pascolo, attualità della tradizione, spopolamento e ritorno alla terra. E’ un tema insieme antico e attuale, perfetto per superare l’immagine stereotipata della montagna da cartolina e raccontare la montagna reale. Il Labfest vuole raccontare lo sfalcio “a colori”, nei social media, ai giovani e con i giovani, parlando di economia e letteratura, ascoltando storie vere. Perché la cura dei prati è tuttora essenziale per l’equilibrio del territorio Dolomiti. Sul tema dello sfalcio è possibile coinvolgere esperti e curiosi del mondo della geografia, dell’architettura, dell’urbanistica e del paesaggio, dell’antropologia, delle scienze naturali, dell’economia e del turismo. E molto ancora: giornalismo ambientale, documentaristica, amministrazione del territorio, musica e letteratura, teatro, cucina, fotografia. La scommessa lanciata dalla Fondazione è quella di realizzare il Dolomites UNESCO Labfest insieme a tutti coloro che vorranno partecipare alla campagna di crowdfunding con una donazione libera. A partire dal 3 giugno e per la durata di due mesi, tutti possono aiutare la fondazione a raggiungere questo obiettivo: 50.000 Euro. Si può lasciare la cifra che si vuole. Ma se si parteciperà con una delle seguenti donazioni la Fondazione ricompenserà con un dono speciale:
15 Euro o di più il poster del Dolomites UNESCO Labfest

50 Euro o di più la “Guida Verde delle Dolomiti” del Touring Club Italiano

100 Euro o di più la maglietta del Dolomites UNESCO Labfest

150 Euro o di più una “sorpresa dolomitica”

1000 Euro o di più per diventare “Gold Donor” del Festival.
10.000 Euro o di più per diventare “Platinum Donor” del Festival.
Con la donazione di 150 euro o più si potrà pure partecipare al WORKSHOP FOTOGRAFICO @ LABFEST, in programma a LaVal il 6 Settembre. Tema del workshop sarà il rapporto uomo-natura, visto attraverso la tradizionale attività dello sfalcio. Il Workshop Fotografico di un giorno, organizzato da Pixcube.it è un’esperienza fotografica dedicata agli appassionati di fotografia, che desiderano ampliare le proprie conoscenze pratiche: l’obiettivo è raccontare attraverso la fotografia il tema dello sfalcio. Fotografare le tradizioni, il lavoro, il mestiere, ma anche le strutture, gli allevamenti, gli oggetti e le azioni. 
Un incontro tra fotografia paesaggistica e documentaria. L’esperienza “documentaria” porterà a visitare alcuni allevamenti tipici e ad incontrare le persone che con i loro oggetti ed azioni documentano il rapporto uomo e natura. L’esperienza “paesaggistica” invece porterà a percorrere ed a conoscere i luoghi più tipici dell’alta Val Badia.

Dal paesino di La Val ai prati dell’Armentara, verso l’ospizio di Santa Croce.

http://www.dolomitesunescolabfest.it
www.dolomitiunesco.info

Bletterbach cascata

BLETTERBACH, PARADISO GEOLOGICO NELLE DOLOMITI

E’ il più piccolo tra i nove “sistemi” delle Dolomiti che l’UNESCO ha riconosciuto il 26 giugno 2009 come “Patrimonio naturale dell’Umanità”. Ma il Bletterbach, o Rio delle Foglie, costituisce un esempio eccellente della bellezza e della ricchezza delle montagne del Trentino Alto Adige – Suedtirol..I punti di partenza per la visita del canyon, Aldino e Redagno, si possono raggiungere in meno di mezz’ora dal casello di Egna-Ora lungo l’A22.

Il Bletterbach è un vero e proprio monumento naturale, un libro di geologia aperto sulle vicende della Terra di u eriodo molto interessante, posto a partire dai 260 milioni di anni fa, poco prima dunque della grande estinzione di massa. La stabilità geologica di questa area ha consentito di mantenere le stratificazioni nella disposizione originaria, che sono state scavate e modellate nei millenni dal Rio delle Foglie. Posti sopra il basamento porfirico, gli strati presentano formazioni di grandissimo interesse e di colorazione straordinaria: Arenaria di Val Gardena, Formazione di Werfer, Formazione a Ballerophon e così via, fino alla Dolomia molto chiara, quasi bianca, che compone la cima del Corno Bianco, affiancato dal gemello porfirico Corno Nero, di rocca molto più dura e per questo non altrettanto “lavorabile” dagli elementi.

L’itinerario che proponiamo parte dal piccolo ma interessante centro visitatori del Bletterbach, raggiungibile in comoda strada asfaltata di 4 chilometri che si dirama a monte di Aldino. Vale però la pena di ricordare che il canyon è raggiungibile anche da Redagno e persino dal Passo degli Oclini, l’incisione posta tra il Corno Bianco ed il Corno Nero. Il sentiero scende nella forra fino al basamento porfirico sul quale si elevano, in strati di straordinario colore, i diversi livelli di arenaria depostasi all’indomani delle grandi eruzioni vulcaniche (250 milioni di anni fa), quando questa zona si trovava all’Equatore, per effetto della deriva dei continenti. L’itinerario può proseguire in mezzo alla forra, tra verticali pareti, o seguire il versante sinistro, in mezzo alla vegetazione. Si arriva quindi alla splendida cascata del Butterloch, al margine di un antico cratere. Ritornati sui propri passi si prende a salire ripidamente sul versante destro per il sentiero dei cacciatori, con utili informazioni sulla fauna locale (tutto il canyon offre pannelli informativi in lingua italiana e tedesca). Risalito completamente il versante si può proseguire a monte verso il Gortz, punto culminante dell’itinerario sotto la cima del Corno Bianco, oppure scendere leggermente fino alla Malga delle Pecore – Laner Alm, a pochi minuti dal centro visitatori, per una meritata sosta.

I dintorni del Bletterbach sono ricchi di malghe e piccoli ristoranti tipici, nei quali si possono gustare i prodotti a chilometro zero e le classiche ricette della cucina montanara sudtirolese. Noi abbiamo accompagnato l’escursione con un ottimo piatto di patate saltate e uova all’occhio di bue cucinato sullo speck Accompagnamento ideale una Weisse Bier. Le località di Aldino e Redagno sono prossime alle zone di coltivazione della Bassa Atesina, con alcune eccellenze enologiche tra le quali un ottimo Blauburgunder.

Informazioni generali

Tempi di percorrenza: 3 ore
Difficoltà: lievi-medie, casco obbligatorio nel canyon
Stagioni: dalla tarda primavera all’autunno
Valutazione di B2W:
 4 piedi
Informazioni: www.bletterbach.info
Allegati: Percorso formato gpx

Rifugio Pedrotti (1)

CON JOHN BALL AL RIFUGIO “PEDROTTI” ALLA BOCCA DI BRENTA

Era il 22 luglio 1864, quando John Ball, allora primo presidente del primo club alpinistico mondiale (l’Alpine Club di Londra), saliva da Molveno in compagnia di Bonifacio Nicolussi e valicava per la prima volta (tra quelle documentate) la Bocca di Brenta, il valico che “spacca” in due le Dolomiti di Brenta nel Trentino occidentale.
La salita di John Ball, raccontata nell’articolo “Riva to Pinzolo by the Bocca di Brenta”, può essere ricordata come il primo atto ufficiale di nascita dell’alpinismo tra queste montagne. Lo stesso valico sarà superato nei giorni successivi da Johann Wachtler e da Julius von Payer, destinato ai primi di settembre a salire la Cima Adamello e la Cima Presanella.
Ripercorrere oggi i passi di Ball è ancora possibile, nonostante all’epoca non vi fossero certo stradine, sentieri, rifugi e vie ferrate, poiché la Bocca è rimasta fortunatamente priva di impianti meccanizzati. Da Molveno si può ancora percorrere tutta la Val delle Seghe partendo praticamente dallo splendido lago, che fece (e fa tuttora) incantare generazioni di viaggiatori e turisti. Il dislivello è notevole, poiché da poco sopra gli 800 metri slm del centro sportivo di Molveno si sale a sfiorare i 2500 metri del rifugio Pedrotti, che cento anni fa affiancò il Tosa, costruito dalla SAT nel 1882. 1700 metri di dislivello ed oltre dieci chilometri di lunghezza non sono però noiosi e consentono di attraversare diverse fasce vegetazionali, dai boschi di ceduo fino alle praterie nivali e di penetrare poco a poco, con la velocità del passo al battito del cuore, fin sotto alcune delle pareti più belle del Brenta, tra cui il Campanil Basso.
Il sentiero n. 319 passa dal bar Ciclamino, sfiora il rifugio Croz dell’Altissimo – dove incrocia il percorso che arriva da Pradel-La Montanara (impianti che salgono da Molveno ed accorciano il dislivello), passa dal rifugio Selvata per portarci a pochissima distanza dalla bocchetta attraversata da Ball e che “rivivrà” quei momenti il 22 luglio 2014.
Al “Pedrotti” ci attende una famosa guida alpina, Franco “Franz” Nicolini, con la moglie Sandra ed i figli Elena e Federico. Un’accoglienza familiare, in tutti i sensi, con una gustosa cucina locale, piatti curati ed i validi consigli di Franz, uno degli alpinisti più forti ed esperti delle Dolomiti di Brenta. Da qui si può partire per salire alla Cima Tosa, massima elevazione del Gruppo (3173 metri), oppure per la fantastica cavalcata tra le Bocchette.

Informazioni generali

Informazioni: www.rifugiotosapedrotti.it
Allegati: Percorso formato gpx

Vulcano 2 (1)

Vulcano: un nome, una garanzia di bellezza

Sette isole a nord-est della Sicilia: Lipari, Vulcano, Salina, Stromboli, Filicudi, Alicudi e Panarea. Una natura straordinaria, che si intreccia con seimila anni di storia ed elementi culturali di valore internazionale. E’ questo l’arcipelago delle Eolie. Ed il riferimento ad Eolo, il “Dio dei venti”, non è casuale in un angolo di mondo dove gli elementi naturali determinano ancora la vita degli uomini. Descrizione del Bene Le Isole Eolie sono state iscritte nel 2000 nella Lista del Patrimonio mondiale secondo il criterio viii): “la morfologia delle isole vulcaniche rappresenta un modello storico nell’evoluzione degli studi della vulcanologia mondiale. Le Isole Eolie sono uno straordinario esempio del fenomeno vulcanico ancora in corso. Studiate sin dal XVIII secolo le isole hanno fornito alla vulcanologia due tipi di eruzione (vulcaniana e stromboliana) e hanno occupato, di conseguenza, un posto eminente nell’educazione di tutti i geologi per oltre 200 anni. Il sito continua ad arricchire il campo degli studi vulcanologici”. Itinerario L’itinerario che proponiamo si svolge all’interno dell’isola di Vulcano, raggiungibile da Lipari e Salina con il traghetto o motoscafo in meno di un’ora. Terza isola dell’arcipelago per dimensioni, Vulcano è la più meridionale delle Eolie e mantiene viva un’attività vulcanica non di livello “eslposivo” come quella di Stromboli, ma comunque di grande suggestione. L’antica isola di Efesto, dio greco del fuoco, diventò con i romani “Vulcano” e rimase disabitata a causa della forte attività vulcanica. Attualmente tale attività è limitata alle emissioni fumaroliche, presenti pressoché ovunque, l’ultima grande eruzione avvenne nel 1888. Dal porto si giunge in breve all’abitato, che si attraversa in pochi minuti in leggera salita. Appena fuori inizia a sinistra la salita del cono vulcanico, il Vulcano della Fossa, che va affrontata possibilmente ad ore mattutine per evitare il gran caldo, essendo priva di vegetazione. La salita è un po’ monotona, ma apre poco alla volta a scenari di grande suggestione verso le altre isole dell’arcipelago. Dopo un’ora di percorso si possono ammirare delle fumarole attive. Proseguendo lungo il cono vulcanico si raggiungono i circa 400 metri sul livello del mare della sommità, che offre con giornate limpide un panorama mozzafiato sul sottostante Vulcanello, separato da Vulcano da un esile istmo e sulle altre isole dell’arcipelago. Si scendo lungo lo stesso sentiero o per altre tracce, fino a gettarsi in mare per un bagno ristoratore Prodotti tipici A Vulcano, così come nelle altre isole dell’arcipelago, si può gustare il meglio della ricchissima cucina siciliana. Immancabile il pescato di giornata con pomodorini, olive e capperi. Il tutto accompagnato dalla profumata Malvasia docg prodotta da secoli nell’arcipelago, in particolare a Salina e Lipari. E per finire, la difficile scelta: cassata o cannoli?

Informazioni generali

Tempi di percorrenza: 3 ore

Difficoltà: lievi-medie

Stagioni: preferibile la primavera

Valutazione di B2W:
 4 piedi

Informazioni: www.portaeeolie.it www.isoleeolie.com www.isoleeolie.biz •