Camminare

Un gesto rivoluzionario per cambiare noi stessi e migliorare il mondo

 

Camminare. Uno dei gesti più semplici. Innati. Non servono istruttori, patenti, master. Ognuno impara a proprio modo. Un giorno ci si alza dal suolo e… si stacca il primo passo, il più difficile. Il primo di milioni. Che ci porteranno ovunque. Che ci hanno portato ovunque. Sul passo, sul quel gesto semplice, sul piede, su quella parte del nostro corpo spesso ridicola, spesso vilipesa, abbiamo costruito la nostra civiltà. A piedi abbiamo seguito le orme degli animali dalla valle di Afar allo stretto di Bering, dalla Mesopotamia alla Fine del Mondo. I piedi ci hanno fatto attraversare i deserti più aridi e più gelidi, dall’Equatore ai poli; ci hanno portato a respirare l’aria sottile, dove l’ambiente non è fatto per l’uomo. Sui piedi abbiamo acquistato indipendenza, forza; abbiamo esercitato la violenza, combattuto battaglie, sconfitto avversari e demoni.

Camminare è gesto autentico, e in tempi di velocità e tecnica è persino anarchico, sovversivo. Chi cammina pensa. Ha tempo e modo per pensare. È l’unica modalità di spostamento che consente di allineare il battito del cuore con la rapidità delle cellule celebrali, il movimento degli arti con i sensi. Quando si cammina si respira, si annusa l’odore del muschio, si vedono particolari inimmaginabili, le piccole e grandi opere d’arte della Natura; si odono rumori anche minimali, l’animale che si nasconde nel fogliame; si provano freddo e caldo, si toccano senza timore l’acqua, la rugiada, la neve, il ghiaccio… e si è frustati o accarezzati dal vento. Camminando diventiamo un’antenna mobile, un elemento di trasmissione tra la terra e l’universo, con quelle stelle dalla cui polvere siamo nati.

Si cammina per star bene. C’è chi segue la regola dei 10 mila passi al giorno convinto di ridurre i rischi cardiovascolari o i livelli di colesterolo. Si cammina per pensare, come in alcune scuole filosofiche dell’antica Grecia ma anche per cercare di risolvere i propri problemi. Si cammina semplicemente per spostarsi da un punto A ad un punto B, senza inquinare, senza ferire, senza disturbare. Si cammina per manifestare, per esprimere solidarietà, per stare insieme agli altri. Oppure, per percorrere i sentieri, a volte oscuri, della nostra mente. Si cammina perché, in fondo, è una delle poche cose che si sanno fare.

Quel che importa è farlo. Farlo spesso. Ad ogni ora del giorno e, perché no, della notte. All’alba, nella nebbia. Nel freddo della stagione invernale, affondando nella neve. Sulla spiaggia, sotto il sole cocente. Sul filo di una cresta rocciosa, a strapiombo sul nulla. Farlo. Anche senza un perché. Solo per il gusto di sentire che quando il piede appoggia al suolo, la vita risale su e su per il corpo, fino ad inebriare il cervello. Fino a farci capire che la vita, in fondo, è tutta un peregrinare. Ogni giorno un passo. Non si sa verso dove. Non si sa con chi. Ogni giorno un avanzare o un retrocedere. Uno scartare di lato. Un caricare il peso indietro per slanciarsi in avanti. Metafore. Di una vita che passa in fretta, per tutti, a prescindere dalla velocità dei singoli passi. Di un pellegrinaggio che una volta completato proseguirà da un’altra parte, così come da un’altra parte è iniziato prima che occupassimo il nostro posto sul pianeta.

Ecco, così inizia il nostro cammino. O meglio. Inizia nuovamente, da dove si era improvvidamente sospeso. Inizia per me, per chi vorrà camminare insieme, per chi vorrà comporre i pezzi di un Ordine dispensato dal Cielo, come scriveva Thoreau. Senza padroni. Senza regole se non quella di “farlo”. E di “farlo spesso”. Il perché non è dato sapere a nessuno. Perché un perché non esiste. Si va e basta! Passo dopo passo, forse, si capirà.

Chi vuole potrà usare bussole, altimetri e sofisticati gps. Anche noi saremo fornitori di tracciati hi-tech. Altri potranno abbandonarsi – ed è quello che io preferisco – al vagare senza una meta precisa, al vagabondare scegliendo il percorso volta per volta, la nuova strada ad ogni incrocio, senza necessariamente seguire segni, tabelle, guide o consigli. Già, perché questo non è un sito di viaggi. Non è un portale turistico. Non è una guida all’escursionismo. È, semplicemente, un luogo dove si promuove il piacere, l’arte, la pratica del camminare. Con alcune piccole proposte. Con modesti consigli. Con pillole, più o meno digeribili, di filosofia. Uno stimolo perché ciascuno, attraverso il camminare, possa provare nuove esperienze e nuove emozioni; possa scoprire il mondo, altre persone, ma soprattutto se stesso.

Roberto

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