Archivio tag: Dolomiti

Rifugio e Cima Dodici Apostoli

AGOLA, PRA FIORI’ E DODICI APOSTOLI, TOUR DELLE “PERLE” DEL BRENTA

“Difficilmente si trova un posto più bello”. Così scrisse a fine Ottocento della Val d’Algone, nella parte meridionale del Bene Unesco “Dolomiti di Brenta”, un grandissimo esploratore del passato, Douglas William Freshfield nella sua opera “Italian Alps”. E dalla Val d’Algone partiamo per uno dei tour naturalisticamente più belli delle intere Dolomiti, quello che ci porta a visitare le piccole vedrette (ghiacciai) d’Agola, Prà Fiorì, XII Apostoli e Sacco passando per il rifugio Fratelli Garbari della SAT (più noto come XII Apostoli). Si parte dal parcheggio di Malga Movlina (ad un’ora d’auto da Sténico), l’alpeggio a quota 1750 che nel 1155 ospitò un duello all’ultimo sangue per la proprietà dei terreni, il “Giudizio di Dio” tra le genti del Bleggio e della Rendena. Il sentiero punta a nord, attraversa il pascolo, affianca il piccolo edificio denominato “La Pace” e taglia il versante ovest della Pala dei Mughi, per unirsi al segnavia 307 che porta gli escursionisti che preferiscono utilizzare gli impianti del Doss del Sabion. Giunti al “Lac sec”, depressione carsica dove arriva pure il sentiero dalla Val d’Agola, inizia la salita vera e propria. Ripida, su ghiaioni e mughi, fino all’intaglio della famosa “Scala santa”, un breve tratto attrezzato non difficile, da percorrere in fila indiana. Ancora ghiaioni e poi roccette, con passo mai uguale e quasi da prima esplorazione. Finalmente a 2489 metri, su un balcone naturale, il bel rifugio, costruito nel 1907-8 ma ristrutturato completamente una decina di anni fa. Qui lavora la guida alpina Aldo Turri di Pinzolo, che porta avanti con passione un’eredità pesante, quella della famiglia Salvaterra che ha gestito il rifugio per ben 60 anni! Poco più in là, scavata nel 1952 nella roccia, la famosissima chiesetta dedicata ai caduti della montagna, meta di un frequentatissimo pellegrinaggio e di ineguagliabili concerti del coro Sosat ogni ultima domenica di luglio. Ma noi andiamo più in alto, voltiamo a nord e prendiamo il sentiero in direzione Bocca dei Camosci (e rifugio Brentei), finché a 2600 ci stacchiamo dalla traccia per avvicinarci al maggiore dei ghiacciai delle Dolomiti di Brenta, l’Agola. Se la Marmolada ospita un ghiacciaio più vasto, se l’Antelao uno più alto, nessun altro gruppo dolomitico è così ricco di ghiacciai come il Brenta: una decina di piccole unità di circo, poste generalmente ad ovest o nord, negli ultimi decenni in grande difficoltà. In nessun luogo delle Dolomiti vi è un’alternanza così marcata tra rocce dai colori grigio-rosa-arancione ed il vetrato azzurrognolo del ghiaccio vivo. Dall’Agola passiamo al Prà Fiorì, spegnendo il gps… (per i meno esperti è meglio ridiscendere al rifugio e poi risalire verso la Bocchetta dei Due Denti in direzione rifugio Agostini). Poi ancora più a sud, verso il Dodici Apostoli, attraversando l’omonimo passo che dà il nome a cima e rifugio e che è determinato dalle forme di calcare eroso che compaiono proprio sul versante della Val di Sacco. Valle magnifica, nelle sue forme modellate dai ghiacciai (le “buse”), il rock glacier, la vista sull’Adamello-Presanella, i camosci che ti osservano, le ciàole (gracchio alpino) che fischiano…. Si scende rapidamente per i ghiaioni e le balze rocciose fino alla “busa” a 2050 metri, dalla quale si ammira la vedretta di Sacco, ultimo relitto dei ghiacciai del Brenta. La nostra foto è scattata dalla stazione di misura della temperatura invernale, nel fondo di una dolina carsica. Ci rituffiamo in discesa tra i pini mughi e gli allarmi delle marmotte, fino alla baita del Sass del Pastor; a sud si scende a malga Nambi, ma noi tagliamo il versante meridionale della Pala per arrivare tra larici, abeti e fiori rari come la genzianella del Brenta all’incrocio del sentiero mattutino, che ci riporta alla Movlina. Percorso di grande fascino, molto scenografico, di notevolissimo valore naturalistico. Belle le Dolomiti, bello il Brenta: ma se si vuole qualcosa si più, bisogna rileggere Freshfield….

Informazioni generali
Tempi di percorrenza: 6-7 ore
Difficoltà: lievi-medie
Stagioni: dalla tarda primavera all’autunno
Valutazione di B2W:
4 piedi e mezzo

Informazioni: www.dodiciapostoli.it www.sat.tn.it www.visitacomano.it
Allegati: immagini, traccia gpx

Il lago di Braies dalla cima della Croda del Becco

CRODA DEL BECCO-SEEKOFEL, UNA SALITA DA “NUMERO UNO” NELLE DOLOMITI

Ci sarà pure una ragione più o meno manifesta se qualcosa o qualcuno è definito “numero Uno”. Orbene, quando si parla di sentieri nelle Dolomiti – Patrimonio naturale dell’Umanità, attraversate ormai per il lungo e per il largo da innumerevoli itinerari e da ben 8 Alte Vie, l’Alta Via numero Uno e la tappa numero Uno hanno un luogo ben preciso: il Lago di Braies o Pragser See in lingua tedesca, nel Parco naturale Fanes-Sennes-Braies, area protetta tra le più vaste dell’Alto Adige-Suedtirol, istituita nel 1980. Lo spettacolare bacino incastonato nelle rocce sedimentarie e tra i boschi di conifere della laterale della Val Pusteria, famosissimo da oltre un secolo ma ultimamente diventato meta frequentata anche del cine-turismo a seguito della serie di telefilm interpretati da Terence Hill, è infatti il punto di partenza della prima delle gettonate Alte Vie dolomitiche. Meta della prima tappa è il Rifugio Biella del CAI di Treviso, ma chi ha più “gamba” si spinge già più a sud, a Sennes ad esempio, oppure scarica l’adrenalina sulla Croda del Becco – Seekofel, la bellissima cima che troneggia con le sue inconfondibili forme alle spalle del rifugio, ma che ancor più manifesta la sua possenza dal fondovalle, dal frequentatissimo percorso ad anello attorno al lago. Lasciata dunque l’auto al parcheggio ed aggirato lo storico hotel, si costeggia il lago e s’intraprende la salita, subito ripida, tra ghiaioni e pini mughi. Superato un primo gradino ed entrati nella conca glaciale dove il sentiero si biforca, si riprende a salire sulla destra incontrando poco dopo alcuni tratti attrezzati. Ora si entra in una ulteriore conca, da dove il sentiero svolta a nord per puntare al Passo del Forno. Qui un capitello votivo ci segnala che il rifugio è di poco a valle; ma che se vogliamo si può puntare più in alto, alla cima della Croda del Becco. Fin qui almeno 2 ore, 2 ore e mezza. Ed un’altra ora ci consente di arrivare in vetta, seguendo tracce ed ometti (nessun segnale). Panorama stupendo! Il lago di Braies, 1300 metri più sotto, sembra un diadema incastonato tra le rocce, ma attorno c’è quanto di meglio le Dolomiti possano offrire: da una parte le Dolomiti di Sesto, con le Drei Zinnen (Tre Cime), dall’altra il Cristallo, la Marmolada con le sue nevi, le Alpi Pusteresi…. In basso l’altipiano carsico di Sennes, che ci può portare verso Cortina o verso la Val Badia. Scesi al passo, non possiamo mancare un salto a sottostante rifugio, posto nell’Alpe di Fosses, nel Parco naturale d’Ampezzo, istituito nel 1990 su un’area di 11 mila ettari. L’Eggerer Huette, costruita nel 1907, passò al demanio militare e poi al CAI Biella, per diventare quindi di proprietà del CAI di Treviso nel secondo dopoguerra. Gestito da più di vent’anni dalla guida alpina di Cortina Guido Salton con la sua famiglia, offre una quarantina di posti letto, ma soprattutto una calda ospitalità ed un’ottima cucina, con note ampezzane e sudtirolesi.
Ritorniamo sui nostri passi, la discesa è meno monotona della salita e con una breve variante risparmiamo qualche minuto. Arrivati al lago, lo costeggiamo dal lato opposto a quello della salita, consentendoci così una visione d’insieme. L’isolamento, il silenzio e la magia della mattina hanno nel frattempo lasciato il passo ad un vociare fastidioso di formiche in fila indiana: nessuno però ti guarda e ti saluta. Che differenza dal clima della cima: lassù meno di dieci persone che parlano come fratelli, che si scambiano cibi e bevande, senza mai essersi conosciuti prima in vita loro… C’è differenza anche tra l’essere il Numero Uno in cima od in fondovalle. Bastano solo 1500 metri di dislivello. E noi, se non lo avete ancora capito, preferiamo stare nel piano più in alto…

INFORMAZIONI GENERALI

Tempi di percorrenza: 2 ora e mezza per raggiungere il rifugio, 6/7 ore il nostro giro (toccando la vetta)
Difficoltà: facile, poco difficile
Stagioni: dalla tarda primavera all’autunno.
Valutazione di B2W:
4 piedi

Informazioni: http://www.caitreviso.it/rifugi/rifugio-biella/ www.infodolomiti.it http://www.dolomitiparco.com/ http://www.provincia.bz.it/natura-territorio/temi/parco-naturale-fanes-senes-braies.asp

 

Rifugio Agostini

“AGOSTINI” IN VAL D’AMBIEZ, IL RIFUGIO PIU’ FORTE DELLE VALANGHE

Le valli delle Dolomiti di Brenta, nel Trentino occidentale, sono l’una più bella dell’altra, ma quella che consente di percorrere il massimo sviluppo altimetrico attraversando tutte le fasce vegetazionali, strati geologici,forre, aree carsiche e ricche di fossili, alpeggi e praterie fiorite è una sola: la Val d’Ambiez.
Poiché l’omonimo rivo confluisce nella Sarca alla quota di circa 300 metri slm, da qui alla Cima Tosa, principale elevazione del Brenta, passano circa 2900 metri in una sola dozzina di chilometri in linea d’aria! Come dire, dal leccio ai ghiacciai in un batter d’occhio, come in pochissimi altri posti al mondo…
Meta preferita e di grande soddisfazione in questa splendida valle, accessibile a piedi od in jeep da San Lorenzo in Banale, uno dei “borghi più belli d’Italia” nelle Giudicarie esteriori, è il rifugio “Silvio Agostini” della SAT, posto su un balcone naturale a quota 2410 metri. Costruito da privati nel 1937, passato alla SAT nel dopoguerra ed ampliato più volte, è stato colpito l’inverno scorso da un’enorme valanga che ha percorso il vallone ai piedi della Cima d’Ambiez. Ma è stato più forte della valanga e, nonostante i danni, ha potuto riaprire i battenti ed ospitare i tanti visitatori di questo angolo di Brenta. Forte il rifugio, forti e determinati i gestori, la famiglia di Ignazio e Roberto Cornella di San Lorenzo, che hanno potuto così portare avanti la lunga tradizione di ospitalità e buona cucina.
L’Agostini è la base ideale per eccellenti salite alpinistiche sulla parete est di dolomia purissima della Cima d’Ambiez, ma anche per la via normale alla Cima Tosa. Belle le traversate possibili da qui: verso i Dodici Apostoli per la ferrata e la Bocchetta dei Due Denti. Diverse, ma altrettanto belle, le vie per il rifugio Pedrotti alla Bocca di Brenta. Quella per la Forcolotta di Noghera e la Pozza Tramontana è di particolare interesse geologico e morfologico. Ma attraverso la Bocca d’Ambiez e la vedretta dei Camosci si può raggiungere anche il rifugio ai Brentei. Chi cerca il mondo più selvaggio delle Dolomiti si deve invece dirigere a sud, verso il Ghez, o la Val di Jon e le rupi dei sottogruppi meridionali del Brenta, dalle quali si dominano le Giudicarie con il lago di Garda in lontananza…
Ma l’Agostini è anche un bel punto di arrivo. La salita, lungo il segnavia n. 325 che inizia dal parcheggio di Baesa a 900 metri e dall’attiguo Ristoro Dolomiti gestito dall’ottimo chef Giuseppe Scrosati (d’obbligo assaggiare gli gnocchi con le comédole o la ciuìga in vario modo cucinata…) è senz’altro lunga, poiché ci attendono 1500 metri di dislivello lungo una stradina a tratti monotona. Ma i luoghi che si percorrono sono veramente pieni di fascino. E poi, giunti ai 1800 metri del Rifugio al Cacciatore, meta annuale del ritrovo degli amici di Diana per il premio all’Uomo Probo, si apre un anfiteatro che toglie il fiato e che ha pochi uguali tra i diversi gruppi delle Dolomiti-Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Dal Cacciatore all’Agostini sono poi circa 600 metri di dislivello, ma tra fossili, fiori, animali e panorami non ci si accorge nemmeno dello sforzo. Sia a salire, sia a scendere, si può passare per alcune malghe, quelle di Prato e quelle di Senaso (due delle “ville” di San Lorenzo). Alla Senaso di sotto, presso la quale è transitato anche il nostro itinerario, si può pure acquistare il formaggio di malga.
Al rifugio Agostini si sta sempre bene, la cucina di Roberto Cornella è ottima – la ciuìga di San Lorenzo, l’insaccato arricchito con le rape, è un presidio Slow Food – dal rifugio si vedono, là in fondo, i vitigni della Valle del Sarca, dove nascono Nosiola, Rebo e Vino Santo – ed il clima è sempre “caldo”, qualunque sia la condizione del meteo. Appena fuori dal rifugio il grande masso della Torre Jandl è oggi un’ottima palestra di arrampicata: del resto qui, da decenni, si svolgono i corsi della prestigiosa Scuola Graffer della SAT. All’Agostini si arriva molti mesi all’anno, anche se in inverno e primavera la parte inferiore della valle si presta alla caduta di valanghe, suggerendo dunque massima cautela.
Che si sia amanti della roccia, dei fiori, dei paesaggi o della buona cucina, il nome “Agostini” non può dunque mancare dall’agenda dei camminatori!

INFORMAZIONI GENERALI

Tempi di percorrenza: 3-4 ore per la salita (si può accorciare la salita con il taxi fino al Cacciatore)
Difficoltà: facile
Stagioni: dalla tarda primavera all’autunno (rifugio aperto 20 giugno-fine settembre, con locale invernale)
Valutazione di B2W:
4 piedi


Informazioni: www.rifugioagostini.com, www.sat.tn.it, www.visitacomano.it