SOLO CON IL CUORE, I POLMONI, LE GAMBE E… LA TESTA!

  • Roberto
  • 23 ottobre
  • Camminare
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Senti il battito del cuore, che pulsa fino alle tempie, i polmoni che si aprono, le gambe che spingono…. Solo tu, con il cuore, i polmoni e le gambe. Quando il piede compie il primo passo di ogni escursione il corpo si riattiva, riconosce un codice scritto nel Dna. Le funzioni si riallineano: è come liberare un cane dalla catena, un animale dal suo giogo. Tutto diventa più semplice, basta andare! La bellezza e la magìa del camminare stanno proprio qui. Si va, si va senza “padroni”; si può scegliere l’itinerario, il ritmo, il passo…. Si è da soli CON l’Universo, si è da soli ma DENTRO l’Universo….
“Il nostro polso batte all’unisono con il grande polso della vita che batte attorno a noi”, scriveva 150 anni fa Douglas William Freshfield. E noi come lui ci smarriamo dentro a questo ordine o, se preferiamo, a questo “disordine”. Non ci sono comandi da subire o da imporre, non ci sono regole o consuetudini. Non esistono orari da rispettare, cartellini da timbrare, controllori che ti assillano e che ti assalgono. Solo ascoltare il battito del cuore, l’intensità del respiro, i muscoli delle gambe che si tendono e si rilassano, ritmicamente. Non c’è da dimostrare nulla a nessuno; non c’è da convincere alcuno su niente; si affronta solo la Natura a viso aperto. Come Lucy che scende dall’albero e si alza in piedi, per vedere meglio sopra il limitare della savana. E che, barcollando, inizia il grande viaggio: un passo dopo l’altro…
E’ tutto un gioco di equilibri. L’equilibrio del cuore con quello del respiro: ne’ troppo forte, ne’ troppo debole. L’equilibrio delle gambe col resto del corpo: ne’ troppo veloce, ne’ troppo lento. Non ci sono mai due passi uguali, camminare non è come stare davanti alla catena di montaggio, o come ripetere le stesse infine operazioni quotidiane davanti al computer. Si potrebbe continuare così all’infinito, solo introducendo nell’organismo la giusta dose di energia.
Libertà, libertà assoluta: senza padroni, ma padroni del mondo. Perché la terra, l’aria e l’acqua sono di tutti, come il sentiero, come il cammino. Tu e la montagna, tu e il sentiero, tu e la strada. Nient’altro. Vai! Vai! Vai! Lasciati andare. Ascolta il cuore, immagina come riesce a pompare ossigeno e minerali ad ogni più remota cellula; senti come l’aria entra nei polmoni, pensa il suo flusso che porta tutti i profumi e gli odori del mondo e che pulisce tutto il corpo; osserva le tua gambe come funzionano bene, automaticamente e come i tuoi piedi ti possono portare lontano: più su, più in là, oltre l’immaginazione. Vòltati indietro, ogni tanto, per vedere quanta strada ti hanno fatto fare. E ringraziali. Sembra quasi impossibile che ti abbiano portato così in alto, così distante, in un tempo così relativamente breve, con una fatica così relativamente contenuta.
E la testa? La testa ci vuole, eccome! Ma alle volte, camminando, il corpo può benissimo farne a meno. Ed è in questa piccola “vacanza”, in questa rara possibilità di distacco della testa dal resto del corpo, nella dimensione di un procedere senza pilota, che risiede l’unicità dell’esperienza viandante. Bastano il cuore, i polmoni e le gambe per superare la gravità, per spostarci, per tradurci a destinazione. La testa registra tutto, memorizza, calcola, prevede, allerta…. È la pallina in cima all’antenna trasmittente, il punto di contatto con il Cielo. La puoi disattivare un momento, ma non puoi farne a meno. Perché testa significa anche raziocinio, attenzione, capacità di prevedere e di cogliere i pericoli, di utilizzare esperienza e conoscenza per affrontare e risolvere i problemi. Per tutto questo occorre avere la testa sul collo. In una frase: “per tornare a casa!” Sta qui la vera forza di un esploratore. Sopravvivere, ritornare al proprio quotidiano. Quel “tornerém a bàita” degli Alpini della ritirata di Russia raccontato da Mario Rigoni Stern che, ora finita, è il nostro desiderio ultimo ed il nostro destino dopo tanto peregrinare.




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